” “E con le grida si è ottenuto tanto?” “In Napoli sono state grida, ma in Palermo una rivoluzione terribile che ha vinte le truppe, e una rivoluzione nel Cilento.” “E Ferdinando che voleva piuttosto fare il colonnello in Russia che cedere, ha ceduto?” “Sì, e nel sottoscrivere il decreto della costituzione sai che ha detto? ‘Don Pio IX e Carlo Alberto hanno voluto gettarmi un bastone tra le gambe, ed io getto a loro questa trave. Spassiamoci ora tutti quanti’.” “Si spassino pure, faremo davvero noi.” “Intanto scendiamo: manderemo Raffaele subito da la mamma, e tu verrai meco in polizia, e poi a casa.” “Oh perché in polizia?” “È ordine: chi scende deve andare in polizia, e dar conto di sé. Oh di che temi? Sai chi è prefetto di polizia? Giacomo Tofano. Egli avrà piacere a vederti.” “Ebbene andiamo.” – “Mia moglie come sta? come la Giulia?” “Bene, ed allegre. Ti aspettavamo il 28, e tua moglie venne ad incontrarti con la coccarda tricolore sul petto, che in quel giorno non la portavano neppure gli uomini; ma tu non venisti in quel giorno, e fu meglio, che forse non saresti disceso”. Andammo dunque in polizia. Il Tofano mi porse la mano, e mi disse: “Ben venga, ben tornato! speriamo che non scriverete altre proteste”. Peppino rispose: “Perché no, se saranno necessarie?” Io non dissi parola, feci un inchino ed andai via: mi accorsi che il Tofano aveva già preso l’aria di prefetto.
Tornai in casa mia, donde era stato lontano un mese e pochi giorni; tornai a la mia professione dell’insegnamento, tornai a la mia vita consueta lontano dalle adunanze e dai rumori, e raramente uscivo di sera.
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