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      Questa è l’opinione mia, e la dico schietta. Ferdinando aveva ragione a ridere di quei ministri, e a chiamarli responsabili di avere sfrenata la moltitudine. Il 15 maggio lo fecero i pazzi, non seppero impedirlo i savi, un furbo ne profittò. Mettiamoci una mano sul petto, e diciamo il vero: la colpa l’ebbero tutti, ciascuno per la sua parte: il popolo fu pazzo, i governanti inesperti e fiacchi, il re malvagio e bugiardo.
      Venivano le novelle. In tutte le province grande commozione e sdegno per i casi di Napoli, che la fama narrava più atroci; ma senza accordi, senza capi, senza un’idea quei moti furono facilmente repressi in varie città, anche perché molti dicevano che il re non aveva abolita la costituzione, anzi aveva convocato il parlamento pel 1° luglio, e spargevano i decreti reali. In Calabria gli sdegni scoppiarono più gagliardi, come più gagliarda è la natura di quelle genti che avevan fresca la memoria delle stragi del ‘44 e del ‘47, e vivo il sentimento della vendetta, e nessuna fede in Ferdinando. E però in Cosenza il 18 maggio fu creato un governo provvisorio, di cui fecero parte il colonnello Spina comandante le armi della provincia, e il maggiore Pianelli che comandava un battaglione di cacciatori; e disarmarono i gendarmi; in Catanzaro il 19 fu stabilito un comitato di sicurezza presieduto dal barone G. Marsico intendente della provincia. E questo fecero per difendere la costituzione che credevano manomessa. Giuseppe Ricciardi rifuggito il 15 maggio con molti altri su le navi francesi che erano nella rada di Napoli, e andato a Malta, fece un ardito disegno: venne a Messina e prese accordi, sbarcò in Calabria, e passando per Nicastro e Catanzaro si fermò a Cosenza, dove in nome suo e di altri tre deputati Domenico Mauro, Eugenio de Riso, e Benedetto Musolino pubblicò un manifesto nel quale diceva: “I fatti di Napoli hanno distrutta la costituzione, hanno rotto ogni patto tra principe e popolo”. Prima che il parlamento fosse sciolto dalla forza fu scritta una solenne protesta da molti deputati, con la quale promettevano di riunirsi dove e come avrebbero potuto.


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Ricordanze della mia vita
Volume Primo
di Luigi Settembrini
pagine 271

   





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