Il Bozzelli soleva dire ai suoi amici che egli si trovava stretto in mezzo tra la Camera e la camarilla, l’una voleva troppo, l’altra negava tutto; e che egli, che voleva salvare qualche cosa, spiaceva agli uni ed agli altri. Così avviene sempre agli uomini che nelle rivoluzioni, mentre tutti corrono o in un verso o in un altro, vanno adagio; ei sono travolti e calpestati. Non s’accorse che egli fu un istrumento maneggiato dal re, il quale dopo un poco lo gettò via come ottuso, e prese i taglienti.
Che cosa era la camarilla? I borbonici che cospiravano contro la libertà avevano un gruppo di uomini che stavano attorno al re. Era composto principalmente di uffiziali della guardia reale, che dimoravano sempre in Napoli, e facevano la guardia al palazzo; e ne era capo il principe di Turchiarolo, che desiderava il bastone di capitano delle guardie del corpo, uffizio tra i maggiori di corte, e che era vuoto, ed egli teneva quell’uffizio ma non il grado né gli onori. Costui abitava proprio in palazzo, e nelle regie stalle tra staffieri e servitori ragunava i più devoti. Ai militari si aggiungevano vecchie birbe di polizia, e spie, e ribaldi di ogni specie purché provati fedeli. Erano potenti perché avevano le armi, ed avevano vinto il 15 maggio, e si erano uniti ed ordinati, e difendevano la causa del re; ma la maggior parte erano sciocchi ed ignoranti, e dicevano le più grosse corbellerie, e un colonnello proponeva si facesse venire anche la flotta svizzera. Quegli uffiziali appartenenti a nobili o ricche famiglie erano stati educati dal prete, dai cocchieri e dalle ballerine, e si credevano onoratissimi a fare i regi servitori, e i regi sgherri.
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