E pure ha paura: tutti i cancelli del palazzo reale sono muniti di cannoni: cannoni su la loggia del palazzo rimpetto San Ferdinando; cannoni su la Consulta, oggi scuola di marina, cannoni su la caserma al Gigante, cannoni su gli alti torrioni di Castelnuovo, cannoni su la via di San Martino sotto castel Sant’Elmo, cannoni incoronavano castel Sant’Elmo. Tutti questi cannoni avrebbero subissate dieci città, e non tirarono mai un colpo.
Martedì 5 settembre. Il ministro Francesco Paolo Ruggiero nella Camera dei deputati lesse il decreto che prorogava il parlamento al 30 novembre: tutti l’attendevano, non risposero una parola, e andarono via. Tre ore dopo il mezzodì dalla contrada di Santa Lucia una moltitudine di plebe fecciosa, di donne e di fanciulli movevano dietro una bandiera bianca, e gridavano: “Viva il Re, abbasso la costituzione”. Passando innanzi la reggia, un capitano delle guardie reali voleva disperderli, ma altri uffiziali della camarilla comandarono di farli passare: onde seguitarono per tutta la via Toledo, gridando quelle oscene grida. Io li vidi e riconobbi Nicola Funari, notissima spia, che li guidava: riconobbi fra essi il commessario di polizia Cioffi, e presso colui che portava la bandiera vidi Nicola Merenda con uno stocco in mano. Costui era segretario generale della prefettura di polizia, e aveva dato due carlini per uno a quella gente, e non si vergognava di mostrarsi guidatore di quella sozza marmaglia che andava strillando e minacciando chiunque non rispondeva a quelle grida.
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