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      O guai a me se questo cuore mi vincesse. Se io sarà dannato a morte, io posso prometterti sul nostro amore e sull'amore de' nostri figliuoli, che il tuo Luigi non ismentirà se stesso; morirò con la certezza che il mio sangue sarà fruttuoso di bene al mio paese, morirò col sereno coraggio de' martiri, morirò, e le ultime mie parole saranno alla mia patria, alla mia Gigia, al mio Raffaele, alla mia Giulia. A te ed ai carissimi figliuoli non sarà vergogna che io sia morto sulle forche: voi un giorno ne sarete onorati. Tu sarai striturata dal dolore, lo so: ma comanda al tuo cuore, o mia Gigia, e serba la vita per i cari figliuoli nostri, ai quali dirai, che l'anima mia sarà sempre con voi tutti e tre, che io vi vedo, che io vi sento, che io seguito ad amarvi come vi amavo e come vi amo in questa ora terribile. Io lascio al miei figliuoli l'esempio della mia vita ed un nome che ho cercato sempre di serbare immacolato ed onorato. Dirai ad essi che ricordino quelle parole che io dissi dallo sgabello nel giorno della mia difesa. Dirai ad essi che io benedicendoli e baciandoli mille volte, lascio ad essi tre precetti; riconoscere ed onorare Iddio: amare il lavoro; amare sopra ogni cosa la patria. Mia Gigia adorata, eran queste le gioie che io ti prometteva nei primi giorni del nostro amore, quando ambedue giovanetti, tu a quindici anni con invidiata bellezza e con rara innocenza, ed io a vent'anni pieno il cuore di affetti, di speranze, e con la mente avida di bellezza, di cui vedeva in te un esempio celeste, quando ambedue ci promettevamo una vita di amore, quando il mondo ci pareva così bello e sorridente, quando disprezzavamo il bisogno, quando la vita era il nostro amore?


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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