E poi tutti dicemmo:
Gioverà senza dubbio". "Io," soggiunse Filippo, "non ho altro dolore che per mia moglie, che essendo francese, qui non ha, cioè non aveva altro sostegno che me: e per mio fratello che è vecchio e mi ama assai: ma tu sei padre di due bambini, Salvatore ne ha sette..." Salvatore sospirò; io risposi: "Iddio non abbandonerà i nostri figliuoli". Qui tacemmo alquanto.
Io ringrazierò sempre Iddio che in quei terribili momenti mi diede una serenità grande ed una forza di volontà da scacciarmi dalla mente l'immagine di mia moglie e de' miei figliuoli. Non so se questa sia debolezza; ma confesso ingenuamente che l'amore della famiglia mi avrebbe vinto, senza un nuovo coraggio che mi venne da lui. Sentivo in me come due anime contrastanti. L'una affettuosamente crudele mi presentava le più belle e liete ricordanze della mia vita, quando io amava ed era riamato, quando ottenni la diletta donna mia, quando mi nacquero i miei figliuoli, quando mi scherzavan sulle ginocchia; mi rammentava l'angelico sorriso di quel pargoletti, le loro parole tanto care ai padri, e le mie speranze che crescevano con essi, e quando la madre ed io li menavamo a passeggiare, e quando la sera io li baciava e benediceva prima che andassero a letto. Ed ora chi li benedirà? Chi avrà cura di loro? L'altra poi si faceva incontro a questa, e la combatteva: subito che nasceva un pensiero, lo vinceva; e mi faceva portar la mano alla fronte quasi per iscacciarlo. Io non so per qual legge della nostra mente quando abbiamo un dolore forte, deve sorgere in noi potentissima e vivissima la memoria dei passati piaceri, per darci maggior tormento col confronto, e lacerarci ogni fibrilla del cuore.
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Filippo Salvatore Salvatore Iddio
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