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      Lo ringraziai e lessi questa lettera:
      Carissimo Luigi mio, mio sventurato Luigi, come stai? Io sto bene e tranquilla, perché sicura che il re farà esso giustizia alla vostra innocenza. Addio, spero di rivederti subito. Non posso dilungarmi, perché qui in mia casa vi sono molte signore. Addio, mio buono, mio caro, mio sventurato Luigi. Tua moglie Gigia.
      Mio caro padre, io vi bacio la mano e beneditemi. Giulietta.
      Sventuratissimo padre mio, io vi abbraccio, state di buon animo e fidate in Dio, ché voi uscirete. Coraggio e costanza, perché non avete fatto nulla. Addio, amatissimo padre, beneditemi voi. Raffaele.
      Caro Filippo, io sto bene, spero che tu stai egualmente bene per quanto si può, ti prego stare di buon animo, giacché le notizie sono buone per tutti e tre. Io sto a casa della signora Settembrini: se mi puoi scrivere, mi faresti grandissimo piacere. In casa tua tutti stanno bene fino a ieri sera, oggi anderò un momento io stessa per vederli. Alina Perret
      .
      A stenti frenammo le lagrime e stemmo lungamente muti. Dipoi ci venne un custode, gran parlatore, e a noi ben conosciuto, il quale dolendosi a suo modo, con parole, con gridi, con gesti, e con dimenamenti di capo cercava di confortarci e diceva: "State di buon animo, la cosa riuscirà a nulla. Io son vecchio custode e conosco queste cose, come voi sapete leggere e scrivere. Voi avete avuto il caffè, avete avuto la lettera, non ci sono disposizioni pe' Bianchi: eh, sentite la voce de' chiamatori, già è aperta l'udienza per gli altri detenuti.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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