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      E che? tu dài roba tua, o roba rubata quando dài la roba dello stato, la roba di tutti? Se è roba di tutti, dunque tutti dobbiamo sapere come si spende e perché. E facendosi buone leggi tutti i figliuoli del popolo dovrebbero avere un'educazione, tutti dovrebbero imparare un'arte, tutti dovrebbero imparare gratuitamente a leggere e scrivere nelle scuole della sera o della domenica, si dovrebbe abolire la lotteria e stabilire una cassa di risparmi: si dovrebbe provvedere che tutti lavorassero; che chi lavora meglio avesse un premio; che chi è vecchio o ammalato, e non può faticare non morisse di fame su le strade, ma avesse un ricovero, fosse nutrito, ed i figliuoli fossero educati. Tutte queste cose ed altre ancora si sarebbero fatte poco a poco, se ci fosse stato tempo e buona fede. Sul principio ci fu un po' di disordine: sia pure. Se un uomo stato molti anni in criminale esce a camminare all'aria aperta, necessariamente deve cadere in deliquio: or non sarebbe pazzo e scellerato chi dicesse che quest'uomo non può più camminare, e lo tornasse a chiudere nel criminale coi ferri ai piedi? Così hanno fatto a noi, che dopo ventotto anni di brutta schiavitù, nel risorgere a moderata libertà, facemmo alcuna cosa smoderatamente sul principio. Ma poi quai disordini accaddero? a chi fu fatto male? a chi fu torto un capello?
      E ti pare giustizia, ti par ordine, ti par pace, tranquillità questa che ora godiamo? Tanta gente in carcere, tant'altri fuggiti all'estero, tante famiglie che piangono, tanta miseria per tutto, tanti uomini uccisi, tante città rovinate.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356