Che cosa sono coteste corna?" "Sì, le corna: uno sbirro le ha vedute: uno sbirro ha detto al commessario che voi avete ricevuto la grazia, ed avete messe le corna per insultare il re." "Noi?" "Il commessario è sdegnato con me, e mi ha mandato per verificare il fatto." Dopo molto cercare per tutte le segrete che sono in quel corridoio, fu trovato che un prigioniero, che stava nella segreta più lontana dalla nostra e detta l'Asprinio, volendo chiamare un suo parente che passava, aveva cacciato un fazzoletto fuori la ferrata: e quel fazzoletto ad una fantasia sbirresca era sembrato un corno, ed un oltraggio che noi facevamo al Re. Con simile fantasia, con simile logica fu compilato il nostro processo, e noi fummo condannati a morte da uomini che per anima, per cuore e per perfidia sono similissimi a quello sbirro. Quel povero prigioniero per contentare il commessario e lo sbirro fu battuto, ferrato, e messo in altra più trista segreta: e solamente dopo molte nostre preghiere, ed aver mostrata e chiarita l'innocenza del fatto, fu liberato dal nuovo tormento.
Vincenzo fu chiamato ed andò nel carcere dei nobili: poi ritornò e ci diede questa lettera: "Miei carissimi Luigi e Filippo. Iddio sia benedetto che ci ha liberati da queste angosce crudeli! ora con le lagrime della gioia vi abbracciamo, e speriamo di breve, fra qualche ora, stringervi al cuore qui fra noi. Solo dello sventurato Salvatore ci stringe pensiero, ma confidiamo che anche per lui si mitighi il crudele destino. A te, mio Filippo, rendo il tuo anello, esso è stato di buon augurio tra le mani del tuo amico: lo porrai tu stesso in dito alla signora Alina come memoria delle mie lagrime.
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Asprinio Luigi Filippo Salvatore Filippo Alina
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