Ed a te ed al buon Luigi rendo gli oriuoli. Tutti gli amici qui vi stringono al cuore con me. O miei amici, coraggio, speriamo che di breve fossimo consolati. Un bacio, miei carissimi. Ah questo giorno sarà sacro nella mia vita! Vostro affezionatissimo Michele".
Dipoi Vincenzo ci disse che egli e gli altri assoluti dalla corte dovevano a momenti uscire di prigione: il povero giovane piangeva, non voleva lasciarci, diceva che egli non poteva uscire mentre noi eravamo ancora in pericolo, e Salvatore in cappella: ma dovette uscire. Passammo il resto di quel giorno e la sera tra le angoscie e gli strazi più fieri. "Si sono fatte molte piccole cause politiche, moltissimi sono stati assoluti e dichiarati innocenti dalla corte criminale e dal consiglio di guerra, sono ancora in prigione da vari mesi: e i nostri compagni assoluti l'altr'ieri son liberati oggi! Dunque si vuol mostrare che si esegue subito la sentenza, chi a morte, chi ai ferri, chi a casa sua." "Povero Salvatore! vittima dell'altrui stoltezza! O chi avrà cuore di sentire domani le voci di quelli che grideranno le sante messe per l'anima sua! Quelle voci forse saranno udite dalla moglie, dai figli, dai parenti. O povero Salvatore! oh! ci avessero fatto morire tutti e tre! E chi sa se non ci ricondurranno da lui! se non saremo serbati a morir dopo di lui!" Così dicevamo Filippo ed io rimasti soli, e seduti presso ad un tavolino nel silenzio di quella notte terribile. Non trovavamo loco, non sapevamo che dire, dimandavam sempre i custodi se vi era qualche novità. Finalmente un'ora dopo la mezzanotte, si apre la porta, entra un custode, dice: "È venuto il procurator generale: Faucitano ha avuta la grazia: datemi de' panni per rivestirlo". Ringraziammo Iddio, e dopo un quarto d'ora abbracciammo il buon Salvatore, che entrò con gli occhi smarriti.
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