Saputa la grazia, è stata una festa". Io mi sentiva la gola stretta, e non poteva rispondere. Poi venne la moglie di esso Caprio con un figliuoletto, e la moglie di Salvatore Colombo: io non so dire quanto affetto ci dimostrarono queste buone donne popolane, le quali avevan vegliato tutta la notte innanzi la prigione, dolenti più della nostra sorte che di quella dei loro mariti, condannati a 19 anni di ferri. Lo stesso custode col quale avevamo parlato della costituzione, ci condusse due sue figliuole a visitarci. Il buon custode maggiore e l'egregio don Giulio non seppero negare a nessuno de' nostri parenti ed amici di vederci. Rividi primamente il mio diletto fratello Alessandro, e lo strinsi al petto con gran tenerezza. Più tardi abbracciai i miei figliuoli e mia moglie. O che momento, o che tumulto d'affetti, o che strette di cuore! I figli mi abbracciavano, mi stringevano, piangevano: e quella sventurata, pallidissima con la faccia impietrita, volgeva gli occhi intorno più sdegnati che addolorati, e non parlava. Ella sola mentre tutti erano stranamente commossi, ella sola non dimostrava di fuori alcuna commozione e mi faceva spavento. "Stai bene?" ella mi disse. "Sì sto bene: e tu come stai, tu diletta mia?" "Oh, sto bene perché sei vivo." Ma quella faccia, quei fieri occhi, quel pallore, quell'apparente calma mi facevano tremare, mi mostravano un dolore terribile e profondo, perché io solo conosco l'anima sua, ed ella invano mi nascondeva quello che sentiva dentro. Non pianse, non sorrise mai in tutto quel giorno, solamente mi guardava e mi stringeva forte la mano.
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Caprio Salvatore Colombo Giulio Alessandro
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