Pagina (58/356)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Tutto era terrore quella notte: il nostro stato avrebbe intenerito i più duri sassi. Il Re tutto conosceva, come ci fu detto la mattina. Ci fu detto che un trattore intenerito del nostro stato ci offeriva una stanza senza letti, perché non ne aveva. Noi vi andammo per stare almeno al coperto. Quel povero uomo ci diede due materassini, dove facemmo coricare i nostri bambini, e noi ci mettemmo a sedere sopra sedie. Io mirava quei bambini, e mi sentiva squartare il cuore, specialmente i figli di Faucitano che dormivano mi facevano più pietà de' figli miei, perché erano più piccoli. La povera Mariannina moglie di Faucitano non cessava mai di piangere, il fratello don Gennaro pel dolore era sfigurato: la signora Agresti piangeva e stava immobile; i tuoi fratelli piangevano anche essi: ed avevano sui loro volti un pallore di morte: io mi sentiva il cuore arido come legno, gli occhi mi ardevano, l'anima piena di terrore, guardava tutto, e considerava, ed immaginava di vederti in mezzo ai Bianchi, con l'abito di tela e ferrato, come aveva inteso il giorno innanzi: già sentiva le voci delle sante messe, già vedeva innalzato il palco, e vedeva te bendato che camminavi, e poi salivi il palco. O Dio, Dio! che quadro funesto mi stava innanzi! Di tanto in tanto sollevava il capo, che teneva appoggiato ad una sedia che mi stava innanzi, per vedere se spuntava il giorno, e non spuntava mai. Finalmente vidi l'alba: allora tutti mettemmo un profondo sospiro, chiedemmo un po' di acqua per lavarci, aprimmo il balcone, e si svegliarono tutt'i nostri figli.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





Faucitano Mariannina Faucitano Gennaro Agresti Bianchi Dio Dio