Il Re ha dato ordine di non fare entrare le famiglie de' condannati, non vuole neppure vederci: come possiamo parlargli? Vostra Eminenza deve far tutto." Il cardinale commosso grandemente, guardava noi ed i nostri figliuoli pietosamente, poi disse: "Scendiamo tutti in chiesa, andiamo a pregare Dio voi ed io; vediamo che cosa il Signore m'ispira". Poi ad un tratto dice: "Oh mi è venuto un altro pensiero. Adesso scriverò una lettera al Re, e voi la porterete al vescovo di Caserta, il quale gliela presenterà". Noi fummo contenti, ché più di questo non desideravamo. Scrisse la lettera, la quale come poi ci disse il vescovo di Caserta, pareva dettata dallo spirito santo, ed il vescovo di Caserta la lesse con grande commozione di animo. Consegnandoci dunque la lettera ci fece sopra molte benedizioni, benedisse anche noi, e disse: "Andate, io non diffido di questa lettera, andate in pace". Poi prese per mano i nostri figli, guardò la moglie di Faucitano, e disse: "Voi siete la madre di sette figli?" Mariannina rispose più con le lagrime che con le parole.
Ritornammo a Caserta, benedicendo quel santo pastore, quell'uomo di Dio che ci aveva data una speranza, che ci aveva detto: "Andate in pace". Andammo dal vescovo di Caserta, che ci fu anche egli benigno: gli demmo la lettera, ed egli senza mettere tempo in mezzo rispose: "Adesso corro a palazzo". Andammo innanzi la reggia, dove una persona mi si fe' innanzi e mi dice: "Non temete più, vostro cognato Giovanni ha scritto che Luigi ed Agresti sono sferrati, usciti dalla cappella, e sono nella stanza dov'erano". Io non gli credetti.
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