Mentre il dabbene uomo sul monte tagliava la legna coi compagni, ecco una galeotta tunisina, nascosta in un altro seno dell'isola, uscire d'agguato, assalire e predare la barca, i pescatori, il fanciullo. Allo strepito lontano volgesi il misero padre, e veduto il vero gettasi a correre giù piangendo e gridando come forsennato: giunse al lido, e veduta la galeotta, che spiegate le vele e si traeva dietro la barca, slanciasi nell'acqua, e nuota, e giunge, ed offresi di andare schiavo col figliuolo. Si rallegrano i ladri di questa nuova preda; e si rallegra l'amoroso Pasquale di abbracciare il diletto figliuolo, e spera di potergli serbare l'onore e la fede. Giunti in Tunisi, il bey scegliendo fra i cattivati, compera il fanciullo, il padre ed un altro: e vuole che il fanciullo lo serva in casa, e gli altri due lavorino ne' giardini. Lavorava il buon Pasquale, e di continuo teneva gli occhi sul figliuolo, che per la fresca età e l'avvenenza della persona aveva pur bisogno di chi lo tenesse saldo nella fede di Cristo, e gli desse forza a resistere alle insidiose promesse di ricchezze e di onori che faceva il barbaro padrone. Scrisse il dabben uomo alla moglie, fece vendere ogni masserizia, e raggruzzolati quanti denari poté, aggiuntine altri dai buoni frati di Santa Maria della Mercede della redenzion de' cattivi, dopo due anni riscattò il figliuolo. E poi che l'ebbe baciato e benedetto, lo mise in barca per l'Italia, e ringraziò Iddio che aveva liberato quel suo caro innocente dai pericoli della schiavitù. Indi ad un anno fu riscattato anch'egli ed i compagni.
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