Rispettati ed onorati dagli stessi nemici, qui stanno mezzo nudi, mutilati, con le ferite ancor sanguinanti, misti ai ladri, penando nella miseria, scherniti da chi non rispetta neppure i sacri diritti della sventura.
Ripopolata Ventotene, rimaneva ispida e selvaggia la vicina Santo Stefano; dove nel 1794 fu costruito l'ergastolo, e ne fu architetto Francesco del Carpio. Qui furon mandati tutti i galeotti condannati a vita, e quelli che nelle altre galere erano più feroci ed incorreggibili: onde divenne luogo di più grave pena, ricetto di scelleratissimi. Nel 1799 vi furono chiusi ed incatenati oltre cinquecento prigionieri politici, tra i quali il carissimo padre mio che vi penò quattordici mesi. Nel 1806 ne furono tratti tutti i galeotti dal brigante Fra Diavolo, il quale ne condusse alcuni in Sicilia alcuni in Ponza, dove furono armati dal Principe di Canosa, ed alcuni in Gaeta, dove il principe di Philipstadt li mandava ad inchiodare i cannoni francesi e morire. Durante la signoria francese, essendo mal sicuro il mare, l'ergastolo rimase vuoto e quasi distrutto: ma nel 1817 fu rifatto dal Ministro Medici. Dopo i tristi casi del 1821 quei condannati a morte ai quali fu fatta grazia del capo, furono qui gettati e sepolti: qui stettero il marchese Tupputi, il colonnello Celentano, e il cavalier Fasulo, il maggiore Gaston, e tra moltissimi altri l'infelice capitano Piatti, che qui visse dodici anni filando canape. In tutti i paesi civili d'Europa i prigionieri politici sono tenuti con rigore sì, ma con rispetto; non son misti ai ladri, agli assassini, ai parricidi, come si fa nel nostro paese.
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