Un edifizio di forma quadrangolare sta innanzi l'ergastolo, e ad esso è unito dal lato posteriore. Il lato anteriore o la facciata di questo edifizio ha due torrette agli angoli, ha cinque finestre, ed in mezzo una trista porta guardata da una sentinella: su la porta sta scritto questo distico:
Donec sancta Themis scelerum tot monstra catenisvincta tenet, stat res, stat tibi tuta domus.
Finché la santa Legge tiene tanti scellerati in catene, sta sicuro lo stato, e la proprietà.
Parole non lette o non capite dai più che entrano, ma che stringono il cuore del condannato politico e lo avvertono che entra in un luogo di dolore eterno, fra gente perduta, alla quale egli viene assimilato. Bisogna avere gran fede in Dio e nella virtù per non disperarsi. Varcata la porta ed un androne si entra in un cortile quadrilatero intorno al quale sono le abitazioni di quelli che sopravvegliano l'ergastolo, magazzino per provvigioni, il forno, la taverna. Custodi dell'ergastolo, come di ogni altro bagno, sono il comandante, che è un uffiziale di fanteria di marina, un sergente suo aiutante che è detto comite, pochi caporali, e bastevol numero di agozzini; un altro uffiziale comanda un drappello di soldati, i quali guardano l'esterno. Vi sono ancora due preti; due medici, un chirurgo, e tre loro aiutanti: v'è il provveditore, ed il tavernaio. Nel cortile sei circondato dagli agozzini coi loro fieri ceffi, i quali ti ricercano e scuotono le vesti, ti tolgono la catena se sei condannato all'ergastolo, e te la osservano e ribadiscono se sei condannato ai ferri.
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Themis Legge Dio
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