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      Per tre ore nel cortile fu una pioggia di vari e mirabili coltelli, che raccolti furono più di mille. Partiti i soldati e la paura, rinacquero i coltelli come per incanto. Tutti debbono avere le armi, i forti per opprimere, i deboli per non farsi opprimere, i timidi ed i quieti per indeclinabile necessità. E veramente se un uomo della tua provincia, che tu neppure conosci, si rissa con un altro; costui ed i suoi paesani se per caso t'incontrano su la loggia, nel loro cieco furore, ti corrono addosso perché sei paesano del loro nemico, e ti uccidono. Eppure questi uomini che per nulla si scannano tra loro non ardiscono toccar gli agozzini: uno solo uccise un sergente, e subito fu trafitto dagli stessi compagni. Una è la stoltezza del deboli.
      Le più frequenti cagioni di risse sono il giuoco ed il vino. Il giuoco è severamente vietato; ma giuocano a carte, che fanno essi stessi con tipi di legno. Giocano il giorno, giuocano la notte, e ne comperano il tacito permesso dai venali custodi: si giuocano denari, il pane, la zuppa, il letto, i panni, il pudore. Pel vino non vi ha alcun regolamento: ognuno ne beve quanto può comperarne dal tavernaio, quanto ne guadagna giuocando alla mora, ne beve se non nel giuoco, che, dicono, dà sapore al vino. Molti mangiano la zuppa e mezzo pane senza bere o gonfiandosi d'acqua; dipoi si uniscono, giocano alla mora, spendono quel che tengono, o che hanno guadagnato filando per molti giorni, o che hanno preso ad usura, e bevono dal mezzodì fino alla sera, fino a rendersi bestie.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356