La pena dell'ergastolo non è né giusta, né utile né cristiana. Sta scritto che Iddio vuole la penitenza, non la distruzione del peccatore: o dunque il Vangelo è falso, o questa pena è empia, o chi la dà è stolto ed empio. Nei registri dell'ergastolo si trova scritto che in venti anni sono morti uccisi mille uomini, e che dal principio del 1848 sino a questo anno 1851 ne sono stati uccisi diciannove. Qual è la cagione di questo fatto innegabile? Questi uomini che sono creduti incorreggibili udirono anch'essi la parola d'amore e di fratellanza che chiamava i popoli a novella vita, sentirono anch'essi la divina forza del vero che penetra tutti i cuori, sentirono anch'essi di avere una patria, si offerser tutti di andare a morire per lei, e facendo industriosi risparmi sul loro pane di dolore e di lagrime raccolsero sessantotto ducati, e diciassette grani e mezzo, e l'offersero alla santa causa della guerra italiana (vedi Giornale del Regno del 6 maggio 1848). Disparvero gli odi fra loro, si vergognarono dello stolto amore di provincia, deposero i coltelli, maledissero i passati delitti, si abbracciarono con lagrime, e sperarono di poter meritare un termine alla loro pena. Una speranza fu la vera cagione di questo fatto: questa speranza va ogni giorno diminuendo, eppure l'effetto di quella voce e di quella verità ancor dura nei loro cuori e da tre anni ha diminuito grandemente il numero dei delitti. Or vedete con quali mezzi si correggono gli uomini.
Queste verità semplici e chiare a tutti, se non sono riconosciute da quei superbi dottori che per acquistare un senso raro hanno guasto o perduto il senso comune, sono però sentite da questi miseri che pur hanno una mente per pensare e meditare su la loro sorte.
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