Quando riavrete la dolce libertà e tornerete alla vostra famiglia, ricordatevi di noi infelici, abbiate pietà di noi. Voi che ora ci conoscete, sapete che non siamo tutti scellerati, non tutti siamo quei mostri che il mondo ci crede, ma siamo uomini che errammo ed ora piangiamo". Ahi miseri, io son uno che ora soffro e piango con voi, e soffrirò con voi chi sa quanto altro tempo! Io non vi odio, perché ho sempre amato gli uomini, ed ho avuto pietà della povera ed inferma natura umana: io non vi disprezzo, perché siete creature di Dio. Né giudicherò di nessuno: tutti siete sventurati; e chi non è buono potrebbe divenir buono. Non posso altro che pregare Iddio, affinché scenda nel cuore di quelli che reggono le cose del nostro paese, e loro ispiri giusti e cristiani consigli. Se io potessi alzar la voce ed essere ascoltato, io direi: "Abolite la pena dell'ergastolo, la quale è ingiusta perché è perpetua: rendete utili a se stessi ed allo stato tutti i condannati a ferri, facendo che tutti lavorino e dal lavoro abbiano un guadagno; promettendo a chi meglio lavora ed è pentito e corretto una diminuzione di pena". Io non so quanti condannati vivono inutili in quattordici bagni che sono nel solo reame di Napoli [2] né quanto denaro si spenda per essi: so che per l'ergastolo di Santo Stefano si spendono oltre cento piastre il giorno; cioè si tolgono dalla nazione più che trentaseimila ducati l'anno per pascere uomini inutili anzi di peso allo stato. Or con tanti uomini condannati, e con tanto danaro che si spende per essi, quanti lavori si potrebbero fare, quante opere necessarie, e poi quanto risparmio allo stato, anzi quanto guadagno, quanta diminuzione di delitti, quanto accrescimento della pubblica morale, quanti beni diversi!
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