O figlio mio, rivolgiti a Dio padre di tutti gli sventurati, rivolgiti a lui sicuramente con fede viva, ed egli risponderà ai tuoi lamenti, egli t'infonderà nell'anima la forza e il consiglio necessario a reggerti nel cammino della vita, in cui sei entrato troppo presto e non hai trovato che dolori: rivolgiti a lui, e pregalo di una sola cosa, o figlio, di una sola cosa, che ti serbi l'anima pura, che ti liberi dal male che è peggiore della morte, dal vizio. Io so che tu hai bisogno di aiuto, hai bisogno di chi ti ama davvero: ed io che sono tuo padre sono nell'ergastolo, e tu vai ramingo pel mondo. Oh! e queste erano le mie speranze quando tu nascesti, e facesti dire a tua madre quelle parole che io sempre ricordo con tenerezza: Figlio mio, benedetti tutti i patimenti che ho sofferti per te. Ella te chiamò figlio la prima volta, te baciammo amendue, te benedicemmo.
Ricordo il giorno, ricordo l'ora, ricordo il luogo dove tu nascesti. O quanto ci eri caro, o quanto eri vago, o figliuol mio: tutti volevano vederti, tutti non si saziavano di pascere gli occhi nella tua bella persona che ogni giorno fioriva e cresceva mirabilmente: avevi certi capei biondi e lunghi, certi occhi grandi ed intelligenti, un sorriso d'un angioletto. Tutti me lo dicevano, tua madre ed io lo vedevamo, e sentivamo il cuore tocco, da inesplicabile dolcezza. Crescevi all'amor nostro, alle nostre più care speranze, mostravi, quale ancora hai, intelligenza e parola esatta e pronta; eri la gloria nostra. Tua madre ricorda sempre quando la sera io tornava a casa e ti portava alcuna cosetta dolce, e tu mi aspettavi, e subito mi venivi incontro, conoscevi il rumore dei miei passi, il mio picchiare.
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Dio Figlio
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