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      E questo dolore sento io ora: quando nol sentirò più o sarò divenuto malvagio, o sarò morto.
      E che ho fatto io per meritare tanti strazi, per esser mescolato e confuso co' ladri, con gli assassini, co' parricidi? Cristo agonizzò tre ore fra due ladri, io agonizzo da tre anni fra settecento scellerati pessimi.
      Santo Stefano, 3 marzo (1854).
      È un mese da che ho scritto le parole precedenti, ed a me pare un giorno. Quante cose sono avvenute nel mondo durante questo mese, quanti uomini sono morti, quanti son nati, quanti piaceri si son goduti, quante persone conteranno nella loro vita questo mese come felicissimo o infelicissimo, come un'età, come uno spazio della loro vita. Per me questo mese, e tutti gli altri passati e gli altri che qui mi troveranno, sono per me un nome. Che ho fatto io in questo mese? Ho sofferto come negli altri mesi che furono e che saranno. Ve stato un solo avvenimento, è venuto il marinaio Colonna a recarmi lettere di mia moglie e della povera mia figliuola Giulietta. Questo marinaio è per me il misuratore del tempo. E quando egli ritornerà? Oh, quando potrò riavere l'unica consolazione che mi è rimasta, di vivere col pensiero un quarto d'ora fuori l'ergastolo leggendo lettere della mia famiglia? Viene così tardi, ogni venti, venticinque, trenta giorni: io l'aspetto con un'agonia, con uno struggimento di cuore, guardando il cielo, osservando i venti, dimandando del mare, facendo tra me il conto, può esser partito da Napoli, può essere in Ischia, potrebbe far vela, potrebbe venire.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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