Ho veduto versar tanto sangue, far tante scellerataggini, ho udito da tre anni parlar di tanti delitti, che ora vedo ed odo ogni cosa freddamente: l'anima mi si è incallita, non sento più orrore pel delitto, misero a me, che mi manca per essere anch'io uno scellerato? O madre mia, o padre mio, deh venite a salvare il figliuol vostro: vedete, o anime benedette e carissime, vedete tra quali orrori io son caduto: pregate Iddio innanzi al quale ora siete, che abbia pietà dell'anima mia, che la sciolga da questo corpo, che non la faccia più insozzare in questa putrida cloaca di sangue e di misfatti. E voi, o carissime immagini della pudica e dolente moglie mia, di quella angioletta della mia Giulia, e del mio Raffaele, venite innanzi a me, fate che io vi rimiri, e mi santifichi questi occhi, co' quali non vedo altro che orrori nefandi. Dove sono gli occhi tuoi, o Gigia mia, il tuo sorriso, le tue parole che mi scendevano sì soavi al cuore? Povera compagna della vita mia e delle sventure mie, dove sono i nostri figliuoli che un dì ci stavano intorno? Io mi poneva Raffaele sopra un ginocchio, e Giulia sopra un altro, e li abbracciava e diceva loro tante parole care e tante altre ne udivo da essi: tu ci guardavi tutti e tre, udivi, e tacitamente godevi rimirando tuo marito e i tuoi figliuoli. Dov'è la pace, la serenità, la innocenza della nostra famigliuola? Tutto è svanito e non tornerà più. I nostri figliuoli son cresciuti fra i dolori, non ricordano altro che sventure. Raffaele ancora fanciullo ha dovuto esulare dal suo paese, dove il padre fu dannato a morte;ed ora va vagando sull'oceano ai lidi delle Americhe, e da quelle lontane regioni, ed in mezzo al flutti ed alle burrasche egli manda un sospiro ed un pensiero al padre suo sepolto nell'ergastolo, alla madre sua ed alla sorella, due donne sole, derelitte, dimenticate dal mondo.
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