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      Mandiamo la nostra Benedizione al figliuol nostro. Iddio lo protegga, Iddio lo difenda, Iddio lo benedica come lo benediciamo noi.
      Ora qui č cominciato il passaggio degli uccelli: e quasi ogni dė io vedo in quello spazio di cielo che ricopre l'ergastolo passare stuolo di grandi e di piccoli uccelli. Oh quanto io invidio le ali ad una rondine, ad una lodoletta, ad una tortorella! Se io avessi le ali, io volerei senza stancarmi mai, e saprei trovare la nave che porta il figliuolo mio diletto: mi poserei sovra un'antenna e lo riguarderei. Vorrei vedere quanto č cresciuto, come ha abbronzata la faccia al sole ed al mare, vorrei udirlo parlare, guardarlo negli occhi per sapere che fa e che sente.
      Spesso quando il tramonto č sereno ed io con gli altri sette, che son meco nello stesso covile, sono chiuso, mi siedo e volgo gli occhi alla piccola e bassa finestra ferrata. A quest'ora io taccio, e malinconicamente guardo il cielo a traverso i ferri, e nel cielo vedo una stella bellissima e lucente, nella quale io fisso lo sguardo, e il pensiero, e l'anima. Parmi talora che io voli a lei, e talora che ella venga a me, che io le parli, che ella mi sorrida col sorriso del mio Raffaele, e Raffaele mio che mi parla; cosė vivi, cosė lucenti splendevano gli occhi suoi. Quante cose io dico a quella stella, al mio Raffaele, il quale parmi che mi si avvicini, prenda i ferri con la mano, e mi dica: "Beneditemi, o padre mio": ed io lo benedico. La stella tramonta, e s'accende il lume, si chiude la finestra, ed io scrivo quello che vado fantasticando dolorosamente.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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