Ahi misero me! Dove io vedo spalancata la fossa per me? qui: in una fossa cogli assassini e i parricidi. Ahi strazio crudele! oh disperazione! Deh voi, che siete nemici della vita e della mente mia, che m'odiate vivo, non siate crudeli anche con un morto, rendete le mie ossa ad una mano amica, che le poserà in un angolo remoto di quella terra.
Non vedo il mare, non vedo la terra, vedo solamente tanto spazio di cielo quanto ne ricopre l'ergastolo, e pur nell'aria che va facendosi tiepida e nel cielo purissimo io sento e ricordo il ritorno della quarta primavera che qui mi ritrova.
Ah perché non distendon le nubi
su l'ergastolo un funebre velo?
Perché tanto sorriso di cielo
su lo scoglio del vile dolor?
Santo Stefano, 17 aprile (1854).
Ho baciato il tuo ritratto, o mia diletta, ma l'ho baciato segretamente. Gli uomini tra cui sono, se m'avessero veduto m'avrebbero deriso, perché non conoscono la virtù e l'amore. Che nuovo tormento è questo di dover tenere celato come delitto il più sacro, il più casto degli affetti? Ho baciato il tuo ritratto, ho riveduto gli occhi tuoi, ma non son dessi, non hanno quella luce e quell'amore. Gli occhi tuoi li ho qui nell'anima mia, e qui scintillano come due stelle, e mi spandono una luce soave per tutta l'anima. Quanto mi sarebbe necessario rivedere ogni giorno la tua immagine, per chetarmi un po' l'anima conturbata dal continuo e permanente spettacolo d'ogni bruttezza fisica e morale! Quanto vorrei esser solo anche in una segreta per poter abbandonarmi alla fantasia, venire vicino a te, e chiamarti per nome!
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Stefano
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