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      Su lo spazzo passeggiano soldati, impiegati ed altre persone libere: e vi sta sempre una nidiata di fanciulli che corrono, saltano, strillano, tendono trappole agli uccelli, scagliano sassi, si bisticciano, si voltolano per terra, fanno tutto ciò che i fanciulli sogliono fare. Io li riguardo con una tenerezza, con un amore, con uno struggimento grande. Tra essi vi è uno di un forse dieci anni che somiglia moltissimo al mio Raffaele quand'era a quell'età. Io lo amo, lo riguardo con una passione indicibile, e stamattina l'ho veduto prestissimo scherzare con due cani, e correre, e far mille giri e rigiri. Ho voluto vederlo da vicino, gli ho dato de' zuccherini, me l'ho fatto amico: si chiama Antonio, è figliuolo di un aiutante del chirurgo, è simigliantissimo a Raffaele sì, ma quegli occhi, quelle due stelle che sono in fronte negli occhi del mio Raffaele, quella vivacità, quella prodigiosa elasticità di membra, quella sveltezza e snellezza di persona, non l'ha questo caro fanciullo, che è piuttosto tranquillo e bonario. Oh quanto è diverso da questo il mio Raffaele, ora giovane di diciotto anni (ed oggi, oggi appunto ei li compie) marino, che su la flotta sarda forse veleggia per la Crimea. Va, o mio figliuolo, va, benedetto da tuo padre che col pensiero e con l'affetto ti accompagna: va, difendi l'onor nostro, e torna vittorioso. Se passando vedi questo scoglio doloroso, non piangere, ma saluta tuo padre, il quale cacciando la mano dai cancelli, a cui sta affisso per iscorgere la tua nave, ti benedirà da lontano.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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