Oh non si può immaginare che effetto produce nell'anima di un ergastolano una musica, ed una musica d'una cara figliuola!
Quando io le rivedrò? quando udirò un'altra volta una musica della mia Giulia? Vidi la barca partire, e sulla barca un fazzoletto bianco che si agitava: non vidi niente più.
Racconto di mia moglie
[il secondo]
Raffaele era tornato dalla guerra di Crimea nel 1856. Mi venne una lettera da Genova nella quale mi si diceva che egli era gravemente ammalato nell'ospedale; che se voleva vederlo l'ultima volta e benedirlo andassi subito a Genova. Era di sera tardi quando ricevei quella lettera. Quello che sentii non so dirlo. Mi gettai a terra fuori il balcone, e stetti così tutta la notte piangendo sempre e chiamando col ritratto nelle mani mio figlio, che moriva in un ospedale. All'alba mi levai di là: non vedevo più con gli occhi. Fu chiamato un salassatore, che mi cavò sangue. Uscii subito di casa, e andai da Giulia cui mostrai la lettera. Era ancora presto. Andai a casa di Fagan che mi accolse con la sua solita garbatezza, e pianse meco. "Fatemi avere un passaporto, il ministro mi faccia avere un passaporto." "Ma a quest'ora il ministro dorme, e voi sapete che prima delle 12 non gli si può parlare." Vennero finalmente le dodici, e vidi il ministro che mandò subito il Fagan pel passaporto, e non poté averlo: andò egli stesso dal Bianchini, e mostrò la lettera, e così ebbe il passaporto che mi fu consegnato verso la sera, e il giorno appresso partii per Genova. La traversata fu orribile pel mare agitato, e perché bisognò fermare secondo il solito a Civitavecchia, a Livorno, a Genova dove, si giunge il terzo giorno.
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