E forse fu meglio così. Ora vedo i pericoli di quella impresa che difficilmente ci sarebbe riuscita.
Raffaele fu imbarcato sul Beroldo, che andò nelle indie a Calcutta, e poi nel Pegù a Moulmein a caricare legno teak tanto utile per le costruzioni navali. Partì nel mese di ottobre '56, scrisse dal capo di Buona Speranza, scrisse da Calcutta nel marzo 1857. Stette circa due anni in quella navigazione.
Nel 1858 tornato a Genova chiese di fare esami per ottenere qualche grado. Gli fu negato verso marzo o aprile. Dunque sempre marinaio? Questo non sarà; chiese il suo congedo, stanco di quella vita, e dei vecchi e nuovi soprusi.
Il generale mi scrisse che Raffaele aveva chiesto il congedo. Credei che questo gli farebbe male. E congedato che farà? Chiesi un passaporto per Genova. E questa volta che non c'era il ministro non potei ottenerlo se non tardi e quando non me l'aspettava più. Montata sul vapore mi tolsero di mano la borsa, e un ispettore di polizia volle vedere che aveva in essa e nella mia valigia. Non trovarono nulla, perché aveva preveduto ogni cosa, e trattai l'ispettore come meritava, così che colui se n'andò via, ed io partii.
Giunsi a Genova in maggio che Raffaele aveva ricevuto il congedo il giorno prima. "Ed ora che farai?" "Gli esami per capitano mercantile." Chiese di fare questi esami, e con maraviglia seppe che non poteva perché era straniero. "Come straniero se ho militato quattro anni nella marina sarda? Non vedete il congedo?" "Bisogna aver lettere di naturalità, essere dichiarato cittadino sardo.
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