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      La mattina fu riferito al capitano che la notte s'era fatta questa guardia, e gli fu anche portata una capsula caduta al De Simone o al Bianchi mentre io lor porgeva le pistole. Il capitano al vedere questa capsula ci credette armati, fece gran sospetti per la guardia, ci sapeva usciti dalle galere, e che eravam sessantasei, ebbe una paura maledetta. La paura vinse l'avarizia: chiamò la sua ciurma: dichiarò, che noi non volevamo andare in America, che egli dirigeva la prua per Cork in Irlanda.
      Come la ciurma udì questo gridò "Urrah", e i due negri gridando "liberty" vollero abbracciare capitan Raphael, e non si saziavano mai di riguardarlo, e sorridergli scrollando il capo.
      Dalla voltata fino a Cork durammo quattordici giorni. E da quella navigazione di quattordici giorni potemmo giudicare che sarebbe avvenuto di noi se fossimo andati a New York in cinquanta o sessanta giorni sopra un legno a vela.
      Il corridoio sotto coperta aveva sessanta letti intorno, e le tavole da pranzo in mezzo. Dalla stiva s'innalzava un puzzo inestimabile, che veniva da galline, tacchini, capre, pecore, oche, conigli, che dovevano servirci per cibo. Quasi tutti sofferivano mal di mare, e i camerieri anch'essi, e non potevano né spazzare né fare altro servizio; sicché nel muoversi del legno vedevi cader piatti e bottiglie e pitali, e correr brodo, vomito, e orina a rigagnoli. Il puzzo era grande, il sudiciume orribile, ognuno gettato sul suo giaciglio non aveva forza di muoversi, non reggeva cibo nello stomaco, non poteva neppure avvicinarlo alla bocca.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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