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      Mentre da una parte gridano che la finanza è povera e fanno prestiti, dall'altra parte creano novelli uffizi, li dànno ciecamente e per quel buon cuore che è debolezza d'animo, impiegano quelli che strillano più lazzarescamente, i ladri conosciuti e già destituiti, i ladri novelli, le spie, gl'infami, e tutta quella ribaldissima schiuma ch'era ed è ancora a galla. Questa debolezza de' ministri fa baldanzoso il popolo: ognuno crede di poter salire a quell'impiego dove vede salito un malvagio o uno stolto: onde i tristi pretendono, i buoni si lamentano.
      I ministri hanno colpa sì, ma la colpa vera l'abbiam noi, l'ha questa plebe affamata e vilissima, questa turba di scostumati pezzenti che stanno da mane a sera con la bocca aperta gridando: "impieghi impieghi!" Salgono tutte le scale, invadono tutte le case, minacciano con le armi, e i più forti gridatori di libertà sono i primi a chiedere, e chiedono sfacciatamente, oscenamente, ed avuto il tozzo rinnegano Dio e la coscienza. Gente meritevole di Del Carretto (e se non l'avesse meritato non l'avrebbe avuto) crede la libertà un banchetto, la costituzione una torta di cui ciascuno debba avere una fetta; non sa che oggi è tempo di sacrifizi non di pretensioni; che l'ordine è necessario anche tra briganti; che la legge e i magistrati debbono essere rispettati in ogni specie di governo. Oggi non vi ha più legge, non giustizia, non rispetto, non pudore: tutti dimandano, i peggiori ottengono, gli scellerati trionfano, si mischiano, intrigano, cospirano, van meditando sangue e rapine.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





Salgono Dio Del Carretto