Queste cose già dette in parte nel costituto degl'imputati, i quali hanno solennemente dichiarato che le loro parole furono suggerite, queste cose si proveranno, si stamperanno, si leggeranno in ogni paese.
Ad uomini così stranamente seviziati si è fatto dichiarare di avere inteso dal Giordano e dal Sessa che il Settembrini era uno dei capi della setta, e che in prigione egli cospirava, ed in luglio approvava un disegno di morte. Giordano e Sessa sono assenti: ma il Giordano, su cui cadevano tanti sospetti, chiamato molte volte dalla polizia, poi arrestato, con nuovo esempio di mansuetudine fu liberato dopo quindici giorni, pochi dì innanzi il 16 settembre, ed infine senza alcuna molestia uscì dal regno. Come la polizia spiegherà questa sua insolita bontà verso il Giordano? O essa macchinò, o essa provocò quel fatto col mezzo de' suoi agenti che ingannarono pochi stolti, ai quali co' tormenti si fece nominare il Settembrini ed altri più odiati. Eppure il Settembrini in carcere non vide altre persone che quelle della sua famiglia, come dimostrerà dalle note fatte dal custode di chi veniva e di chi era chiamato: eppure in luglio per la riforma avvenuta nel ministero, e per le voci sparse, egli con tutti gli altri, credeva e sperava un'amnistia. Or se anche coloro che lo accusano per avere inteso non si fossero disdetti, basterebbe il semplice buon senso per vedere che chi spera amnistia non cospira, che le cospirazioni nel carcere sono scellerate macchinazioni della polizia. E come la polizia abbia inventata questa, come l'abbia condotta, chi sia stato il suo agente, tutto si dirà nella difesa se sarà necessario.
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