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      Tutti questi libelli scritti di mano dello stesso Iervolino con molti grossi errori di ortografia, ma con accorte e maliziose parole e con regolare filo d'idee, mostrano chiaramente che furono copiati da lui, inventati da altri. E veramente il Maddaloni, vecchio e sagace commessario di polizia, che aveva per mano altri processi settari, con insolita bonarietà si contenta di queste dichiarazioni, e non dimanda al denunziatore mille cose e del Poerio, e di me, e degli altri tutti. Intorno a me per esempio poteva dimandargli: "Non ricordi il tempo preciso che conoscesti il Settembrini? Ti ha dato mai catechismi, diplomi, o altre carte? Ti ha mai parlato della setta? Ti ha detto a che tendeva? Se andavi spesso in casa sua, come non conosci il nome di nessuno de' suoi amici? Quanta è questa remotezza di tempo che ti ha fatto dimenticare le parole ed i segni della setta? Come sai che il Pacifico è fido di Settembrini? gli hai veduti mai insieme, e come, e dove, e quante volte? Conosci tu il Rondinella? l'hai udito mai parlar col Settembrini, e di che?" Nessuno dirà che il Maddaloni non fece queste dimande perché mi voleva bene e non voleva scoprire il vero; non si può dire che non le fece per ignoranza, perché egli sa bene il suo mestiere, e le son tali che anche un bambino le avrebbe fatte. Si dee dunque dire che le dichiarazioni scritte gli furono mandate, ed ei dovette rispettarle perché la fazione che mi odiava e che gliele mandò non sapeva far di meglio, e credeva che quello che era scritto bastasse a perdermi, perché si voleva un pretesto per arrestarmi, non una regolare accusa.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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