Chiamato e richiamato il Giordano, finalmente il tre agosto dice aver saputo che quel Siniscalchi era morto il 15 maggio 1848. Il commessario se ne contenta, e lo fa rimanere in prefettura per esperimento, dopo che lo fece star libero un mese dalla ricerca fattagli in casa. Intanto la polizia verifica la morte del Siniscalchi, e non potendo sapere altro dal Giordano, il 19 agosto lo libera. Un uomo accusato come settario, come amico mio e del Poerio, la qual cosa suona peggio di settario, un uomo a cui si trovano in casa due note di 177 persone è liberato. La polizia fu giusta ed umana questa volta. Il povero Barrafaele dopo due mesi, e dando cento ducati di cauzione, poté finalmente uscire di carcere.
Qui finisce il mio processo particolare, il quale comincia dalla denunzia scritta dall'Iervolino il 6 giugno: le altre antecedenti servono per dar principio al processo contro il Poerio, arrestato circa un mese dopo di me, il 19 luglio; il quale esporrà egli e confonderà le stoltissime ed invereconde accuse a lui fatte. Qui io debbo dire che egli dice di conoscere l'Iervolino, perché quand'era direttore dell'interno, questi gli chiedeva un posto, che ei non potette dargli perché non c'eran vacanti: quando egli era deputato, quel tristo gli chiedeva un posto subalterno alla Camera ed egli con lettera lo raccomandò al presidente signor Capitelli. Non avere avuta altra relazione con lui, non averlo mai mandato da me. Lo scelleratissimo uomo si vendette l'anima al Cioffi, che la comperò per 12 ducati: cominciò dal calunniare chi gli aveva fatto bene e non aveva potuto fargliene maggiore: poi si prestò a tutte le voglie, fu strumento di tutte le vendette.
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