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      Gli si disse che ei dovesse sottoscrivere una dichiarazione che non nuocerebbe a nessuno ma assicurerebbe il governo. Gli fu promesso un impiego e la protezione dei prìncipi italiani, se no una palla al collo e gittato in mare. La dichiarazione fu scritta, il prefetto la postillò ben quattro volte e ricopiata che fu, il Margherita la sottoscrisse, credendo non nuocere ad alcuno, aver l'impiego e la protezione. Nello stesso modo fu assalito il Carafa, il quale nato ed educato gentilmente, spaventato da minacce e dal carcere solitario, disse e scrisse quello che da lui si voleva. Ognuno degl'imputati ha raccontato quello che ha patito nel castello. Nicola Muro fu tenuto cinque giorni con le mani legate, scioltagli sola una mano quando doveva cibarsi di solo pane ed acqua. La moglie di Giovan Battista Sersale fu tenuta cinque giorni in una segreta del castello. Gaetano Errichiello dovendo esser raso e tosato fu fatto sedere su di una seggiola in una piazza in mezzo a soldati armati che dicevano doverlo fucilare. Io e pochissimi fummo in stanze non orride perché le terribili erano occupate da altri, perché io giunsi tardi, compiuto il processo, rallentati i rigori. Ho saputo ancora che alcuni imputati furono moltissime volte chiamati dall'inquisitore, il quale diceva loro: "per non fare confusione aggiungiamo queste novelle cose al primo interrogatorio, e facciamone uno solo". Gl'imputati ignoranti acconsentivano: si lacerava il primo interrogatorio, se ne scriveva un altro con la data del primo; così compariscono prima molte cose dette di poi, così si leggono dichiarazioni lunghissime, ordinate, studiate, rotonde, ed anche eleganti.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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