Si desidera di avvolgere nella ordita trama gli uomini più odiati: ed ecco fingersi accordo e cospirazioni in carcere; ecco obliquamente nominato il Trinchera, odiatissimo perché fu capo di dipartimento nel ministero dell'interno, e comandò in quella polizia che ora per vendetta lo tormenta. Così disparisce tutto il maraviglioso del gran dramma del processo, e si vede ancora che gli altri sei assassinii sono maligne e scellerate fantasie di chi vuole accrescere odio sul capo di uomini che sono odiati per quella stessa ragione che ogni virtù è odiata e perseguitata dai tristi.
Questa è la grande e lavorata dichiarazione del Margherita. E si è tanto lavorato per dir tante manifeste menzogne che fanno vergogna a chi le ha dette, ed a chi le ha fatte dire. Ma dirà taluno: queste dichiarazioni sono tutte false da capo a fondo, e non c'è nulla di vero? No, c'è il vero in questa dichiarazione, ed in tutto il processo. Il vero lo ha detto il Catalano, il quale ha francamente confessato quello che ha fatto, non si è mai smentito, non è mai caduto in nessuna contraddizione, ha detto parole che spirano candore e verità: ha detto sempre, che tutto era in progetto, che niente fu mai effettuato, che per mera millanteria, e per dar tuono alla cosa egli nominò persone riputate. Onde nasce limpido questo concetto: il Giordano ed il Sessa molto immaginarono, moltissimo parlarono, pazzamente operarono, e per acquistar credito ed importanza nominarono uomini conosciuti, inventaron consigli, comitati, riunioni, rivoluzioni: il Margherita allettato alle larghe promesse d'impiego e di protezioni, secondò le voglie e le suggestioni della polizia, diede come reale quello che era immaginario, ed aggiunse molto del suo a quello che aveva udito: la polizia vi dié l'ultima mano con le postille, il ricamo, la cornice.
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