A tutti gli altri tipografi sono stati fatti spaventi e minacce grandi, e si è fatto sottoscrivere un obbligo di non stampare qualunque scritto di causa politica sotto pena di multa e di prigionia.
Il giorno 26 aprile, per comando del direttore di polizia, l'ispettore Campagna fece una minuta ricerca nella casa dove ora è mia moglie, senza condurvi me che per legge vi doveva esser presente.
Per quasi cinque ore fiutò e cercò ogni angolo, ogni buco, ogni masserizia; raccolse con le sue mani e gittò in un sacco ogni materia di carta che gli venne innanzi; e non raccolse più, perché non c'era più, né il facchino poteva portare di più. Il 29 aprile il commissario delegato delle prigioni signor Casigli citò mia moglie a comparire nella delegazione per assistere alla dissuggellazione del sacco delle carte. Io chiesi ed ottenni dalla benignità del commessario, di esser presente anch'io. Legalmente fu aperto il sacco alla presenza del commessario, del cancelliere, e di tre ispettori; i quali tutti con dieci occhi si diedero a leggere ogni stampa, ogni cartolina, ogni letterina ed esemplare dei miei figliuoli; e non trovarono nulla di reo né di sospetto, quantunque avessero letto dalle dieci alle cinque. Intanto la povera moglie mia ammalata e digiuna aspettava e guardava; ed in casa una mia figliuoletta non vedendo la madre, la credeva carcerata, piangeva e n'è stata molti giorni ammalata. Ma dovendosi mostrare di aver fatto qualche cosa, le carte furon divise in due specie: le une dette attendibili, furono descritte in un verbale, richiuse e risuggellate nel sacco: le altre dette inattendibili furono richiuse e risuggellate in un altro sacco, affinché se quei dieci occhi non l'avessero osservato bene, si avesse potuto leggerle con l'aiuto di lenti e di microscopii.
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Campagna Casigli
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