Questa commissione essendo mista di magistrati e di militari, si adunava nei castelli, e colà deteneva gl'imputati pel solo tempo che durava la discussione della causa. L'istruzione era fatta dalla polizia, e nelle carceri ordinarie. E questo posso dirlo ed affermarlo bene perché nel 1841 fui giudicato da quella commissione. La corte criminale senza turbare il riposo de' morti poteva dire, come ha detto: "e vano è tutt'altro che domanda l'accusato in dette eccezioni che rigettare si debbono".
Queste eccezioni sono state discusse per forma coi soli avvocati a porte chiuse, in segreto, e senza gl'imputati a' quali la legge permette di esser presenti. Era ammalato l'avvocato di Michele Pironti, e questi chiedeva istantemente di essere ascoltato egli. La corte non ha voluto ascoltarlo, voleva che gli avvocati Castriota e Russo che avevano solamente presentati i discarichi del Pironti, li avessero discussi; ma questi scusandosi di non potere discutere perché non sapevano le accuse e le difese del Pironti, la corte ha comandato a costui di scegliere subito un altro avvocato, egli ha dovuto nominarlo per fargli udire rigettare le sue eccezioni. Adunque per me ripulse no, discolpe no, eccezioni no.
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Dieci posizioni a discolpa io aveva presentate, e tutte dieci contro ogni legge, contro ogni sentimento di umanità, mi sono state ostinatamente e sdegnosamente rigettate. Io solo, non pure fra i quarantadue imputati ma fra quanti uomini sono stati, sono, e saranno, io solo son privato del diritto di addurre pruove in mia difesa.
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Michele Pironti Castriota Russo Pironti Pironti
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