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      1. La prima è che la colpa vera che si vuole punire in me, non sta scritta nell'atto di accusa stampato, e il procurator generale nella sua requisitoria fa intravederla in una reticenza, quando dopo di aver detto che io fui sottoposto ad altro giudizio politico, aggiunge queste parole: "a questo solo mi arresterò su di Luigi Settembrini". Il mio vero delitto è il mio nome; ma ricordatevi, o giudici, in che paese ed in che tempi viviamo, ricordatevi negli anni passati quanti uomini onesti ed intemerati hanno avuto nomi di tristi e di spie, e quanti tristi sono stati chiamati eroi; e non vi parrà strano che io, il quale ho avuto sempre fortuna, desiderii, opinioni moderatissime, sia creduto un uomo trasmodante e sfrenato. Nessuno di voi mi aveva mai veduto, nessuno mi aveva mai parlato. La prima volta che mi vedeste fu su questo scanno, e mi vedeste non quale io sono, ma quale l'opinione del volgo mi dipingeva, mi vedeste cinto da una nera nube, la quale voi ormai dovete squarciare, dovete conoscere il vero, non vedere cogli occhi del volgo, giudicare de' fatti, non del nome.
      2. La seconda riflessione è una verità confermata dalla storia di tutt'i tempi e di tutt'i paesi, che si vede in fatto giornalmente, e che io desidero che voi tenghiate bene in mente. Questa verità è, che in tempi di civili discordie, raramente è giusta una sentenza pronunziata in causa politica. Non intendo d'offender voi, ma voglio dire che in questi tristi tempi si mostrano le passioni più sozze e nefande.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





Luigi Settembrini