Questa è la condizion nostra presente.
Considerate dunque, o giudici sapientissimi, la tristizia de' tempi, considerate che in quell'immenso processo stanno vive e bollenti immense passioni, considerate chi sono quelli i quali pretendono di avervi scoperto il vero, di quante infamie sono bruttati i principali denunzianti e testimoni di questa causa. Avete udito che una scimia con parola umana vi confessava di aver denunziati i propri fratelli, avete udito che un sacerdote di Cristo si chiude in carcere per spiare e denunziare. E costoro vi avranno detto il vero, e costoro saranno gli amici del trono e dell'ordine? i sudditi fedeli del re? gli uomini obbedienti alle leggi? Or mettetevi, o giudici, una mano sul cuore, giudicate e dite: "A Luigi Settembrini ed ai suoi compagni sia tagliato il capo come a' nemici pubblici, ed al Marotta, al Cristiano, al Iervolino, al Vittoria, al Fiorentino, al Carpentieri, ed agli altri consorti sieno rendute grazie e data una corona civica". Giudici sapienti e giusti, se condannerete me, voi questo direte.
3. La terza riflessione è, che a me solo fra tutti gli accusati è stato negato ogni discarico. Io rispetto le decisioni della gran corte, e non me ne dolgo affatto. L'avete creduto giusto, io piego la fronte. Ma questo, o signori, non è fatto mio, ma vostro: e voi dovete accettare le conseguenze logiche del fatto vostro, perché la logica e la giustizia sono una cosa.
Per mostrarvi quali furono sempre le mie opinioni ed i miei sentimenti, io non mi avviliva a darvi testimoni per la buona vita e fama, ma vi presentava miei scritti stampati nelle agitazioni dell'anno 1848 e prima, e vi pregava a leggerli.
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