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      Ma se il Iervolino fosse venuto in mia casa, se fosse stato con me in quelle relazioni che egli afferma, vedendomi entrare nella libreria o spessissimo o più d'una volta, mi avrebbe avvicinato, vi sarebbe entrato anch'egli, avrebbe almeno veduta la faccia del Rondinella. Tanto più che essendo egli agente segreto di polizia, e credendomi in confidenza col libraio, avrebbe potuto e dovuto conoscerlo. Or egli dice che non conosce di vista il Rondinella: dunque non conosceva me da vicino. Se avesse conosciuto me, si sarebbe avvicinato, avrebbe trovato un pretesto per parlarmi, ed avrebbe conosciuto di vista il libraio. E non vedete chiaramente, o signori, che il Iervolino era un tristo salariato, il quale mi seguiva di lontano, e spiava i miei passi, calunniava le mie azioni più innocenti, e cercava di trovare un'occasione, un appicco qualunque per dar colore di verità alle sue infami calunnie? Come posso darvi io una pruova negativa, che io non conosco costui? Egli l'afferma: io lo nego: egli è un tristo, io un onesto uomo: ma questo ragionamento è pure una pruova che viene da lui, e che gli sorprende la calunnia su la bocca. Egli non mi avvicinò giammai, non fu mai in mia casa e questo è provato dal suo detto medesimo, perché egli non sa dire alcuno dei miei amici, non li sa di nome, non li conosce. Egli forse seguendomi per via mi vide parlare con qualcuno, e disse di aver veduto questo qualcuno in mia casa, che era un vecchio di alta statura con baffi ed aspetto militare.
      Mi si dirà che nella stessa dichiarazione del 30 giugno il Iervolino descrive la mia casa.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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