Egli mi vide, mi parlò, mi vide al caffè de Angelis, mi vide scendere dalla casa Agresti. Sia pure. Io fui arrestato il 23 giugno e stetti in prefettura sino al 29 giugno, come si dimostra dai verbali di disuggellazione delle mie carte e del mio interrogatorio: e fui messo in una stanza superiore che segue una stanza più grande dove stanno altri detenuti comuni. Or il Margherita come rilevasi dal certificato del prefetto vol. 25 fol. 107, fu arrestato la prima volta per mancanza di carte giustificative la notte del 24 al 25 giugno ed uscì ai 3 luglio, e per così lieve cagione non fu certo messo in segreta, ma nella stanza grande per la quale io ogni giorno doveva passare andando ai miei interrogatorii. Or se il Margherita mi avesse conosciuto prima, mi avrebbe riconosciuto allora, e nella sua lunga dichiarazione avrebbe parlato che mi rivide in prefettura, od almeno non avrebbe sbagliata l'epoca del mio arresto, essendo l'epoca dell'arresto suo, non avrebbe detto che io fui arrestato in luglio. Tanto più che egli parla di cose che dice di aver sapute in prefettura; avrebbe dunque potuto, anzi avrebbe dovuto ricordarsi e parlare di me. Mi direte che queste notizie topiche della prefettura non nascono dal processo. Ed io vi rispondo: "dunque il vero non istà se non nel processo? E se io ne avessi fatta una posizione a discolpa, voi non me l'avreste rigettata come avete fatt[o] delle altre?"
Il Margherita vuol far credere che arrestato l'Agresti io fui eletto presidente, che in mia casa riuniva quel consiglio che voi, signor presidente, chiamate aulico, che in una di queste riunioni vi fu quel dissidio col Poerio e col Pica, e che in un'altra si decise di fare la rivoluzione, e però fu dato al Pironti l'incarico di visitare i circoli.
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