Questo vi avrebber detto e provato quei sette testimoni: voi me li negaste. Or non pretendo che crediate alle mie parole, ma che veggiate quanto importava alla mia difesa quello che voi mi negaste: o che ora né per equità, né per coscienza, né per giustizia potete prestar fede alle assertive di un mendace, di uno che denunzia per prezzo.
Ma vediamo che dice il Iervolino nella sua dichiarazione del 6 giugno: "Che il 2 giugno venne in mia casa; che io gli domandai se egli era in buona corrispondenza col mio fido Ludovico Pacifico, e che avendo risposto egli affermativamente, io dissi di cercare il Pacifico, e chiedergli qualche proclama di quelli che io gli aveva passati: che la sera dello stesso giorno 2 andò dal Pacifico, gli chiese i proclami, e costui gli disse di non averne più, di averli tutti distribuiti; che il giorno 5 venne da me e mi manifestò la risposta del Pacifico, che io entrai nello studio, e nell'uscirne gli diedi quattro copie di un proclama in istampa, dicendogli essere già stati distribuiti nella capitale, e premurandolo di diffondere le quattro copie in qualche comune. Che egli le ritenne ed è pronto ad esibirle. E aggiunge in fine che vedendomi spessissimo trattar col Rondinella, crede che costui abbia stampato il proclama".
Se la polizia il giorno 6 avesse avuto veramente dal Iervolino queste indicazioni, il quale diceva: ieri 5 giugno il Settembrini mi ha dati questi quattro proclami, e li teneva nel suo studio; avrebbe nel medesimo giorno 6 mandato ad arrestarmi, e cercarmi minutamente la casa e lo studio, avrebbe fatto lo stesso col Pacifico e col Rondinella.
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