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      Io non conobbi mai il Pacifico, io lo vidi la prima volta e gli parlai innanzi la cappella del carcere. Iddio conosce il vero, e lo avreste potuto conoscere anche voi se l'istruzione fosse stata coscienziosa, se almeno il Pacifico fosse stato dimandato di me. Se voi, o signori, foste stati invisibilmente presenti quando io vidi il Pacifico, quando io vidi il Margherita, oh quante cose che son scritte nel processo voi le avreste vedute brutte e scellerate calunnie. Voi dovete stare al processo. Ma il vero sta sempre in un processo politico istruito come questo? Io sto con la mia coscienza.
      Ma esaminiamo i particolari. Il Iervolino dice che io lo mandai dal Pacifico per farsi dare i proclami. Ma in pubblica discussione dimentica questo particolare, e questa dimenticanza è un fatto gravissimo e di peso immenso. Se egli vi fosse andato non avrebbe potuto dimenticarsene, perché questa specie di fatti non si possono dimenticare. Egli dunque quando mi calunniava volle fare un'altra sua vendetta, ed inventò una relazione tra me ed il Pacifico, e perché l'inventò allora, se ne dimenticò di poi in pubblica discussione. Quelle cose che gli uomini per comun senso e per solita cautela soglion fare tra due soli, il Iervolino dice che sono accadute tra più: per farlo settario ci volevan cinque persone: per dargli un proclama ve ne bisognavan due, bisognava che egli andasse e venisse per più giorni. E se io aveva i proclami nello studio, come egli dice, se poteva darglieli io, perché lo mandava dal Pacifico?


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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