Il procurator generale mi risponde con una supposizione: "perché forse il Settembrini voleva ritirarne una porzione dal Pacifico". Ma come ritirarli, se si dice che io voleva spargerli? E se anche io ne aveva pochi, non ne poteva dare io anche una sola copia all'ottimo e fedelissimo Iervolino? Dunque si combatte una difesa e si cerca di confermare un'accusa con vaghe supposizioni?
Ma nel volume 15 del processo sorge un altro elemento. Gaetano Romeo nel 15 luglio confessa di avere stampato egli quel proclama quaranta giorni fa (che corrisponde proprio al 5 giugno) e per incarico dello sventurato Raffaele Crispino, il quale io non mai conobbi, e col quale io non ebbi alcuna relazione, come dimostra il processo. Della confessione di Romeo non si può in alcun modo dubitare, e deve credersi che il proclama fu stampato il 5 giugno. Or come si può credere al Iervolino, che dice essere andato dal Pacifico la sera del 2, e che il Pacifico gli disse di aver dispensati i proclami e non averne più? Se io non dava proclami perché non ne aveva, se il Pacifico li aveva tutti dispensati ed il 2 non ne aveva più, dunque avevan dovuto essere dispensati molto prima del 2, e molto più prima ancora avevan dovuti essere stampati. E non vedete voi qui chiaramente che il Iervolino mentisce, che il proclama fu stampato effettivamente il 5 giugno come dice, il Romeo, che non aveva interesse né volontà di mentire il tempo; che le quattro copie della tipografia del Romeo passarono nello stesso 5 in mano di qualcuno; che questo qualcuno credette che l'avessi scritto io (perché io sventuratamente ed ingiustamente sono stato creduto uno scrittore velenoso), che questo qualcuno chiamò il Iervolino, e gli comandò dire che l'aveva ricevute da me?
| |
Settembrini Pacifico Iervolino Romeo Raffaele Crispino Romeo Iervolino Pacifico Pacifico Pacifico Iervolino Romeo Romeo Iervolino
|