Il solo Iervolino dice averlo ricevuto da me. E chi sia il Iervolino, e che scellerate calunnie abbia scagliate contro dì me, io l'ho già dimostrato. E poi si è interrogato il Crispino? che ha detto? mi ha mai conosciuto? Eppure egli ed io siamo accusati dello stesso reato, che né l'uno né l'altro abbiamo commesso.
Ma leggete, o giudici, questo proclama nefando, consideratelo ed avrete una pruova morale, che non solo io non poteva scrivere quelle scellerate parole, ma non poteva approvarle, non poteva diffonderle. Le furiose parole chiamano il popolo a prender le armi, le pietre, le fascine, bruciar le case, uccidere tutti, non aver pietà di nessuno, e tenersi pronti come se fosse dimani ad esser sicuri che c'è chi dirige tutto: consigliano di uccidere e d'incendiare, finiscono con tre gridi di morte e tre di evviva. Contro questo proclama stanno i miei scritti, che voi non avete voluto leggere; stanno le azioni della mia vita che voi non avete voluto verificare. Giacché vi sono costretto, io debbo dirlo, o signori, io non sono stato mai pazzo, e questo proclama è scritto da un pazzo; io non ho mai consigliato delitti, io non ho mai gridato evviva o morte a nessuno; io quando molti gridavano, ed il gridare era vanto, io taceva; quando molti miravano a cose nuove, io predicava ai giovani temperanza, moderazione, amore della religione, rispetto alle leggi ed al principe. Non sono assertive queste, ma son pruove che stanno nei miei scritti che sono pubblici, ed ognuno può leggerli.
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Iervolino Iervolino Crispino
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