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      Signori, siccome ci sono alcune azioni le quali bastano a rivelarci interamente tutta la vita ed i sentimenti di un uomo, così ancora nei processi ci sono certi fatti, certi lampi, certe circostanze, le quali bastano esse sole a discoprire la verità, che spesso negli avvolgimenti giudiziari si nasconde al più attento e scrupoloso magistrato. Due fatti di questa natura io trovo in questo processo, due fatti opposti ed estremi, ma due fatti che vi svelano tutto il vero, tutto quello che si voleva fare e che si è fatto: la dichiarazione del Catalano, e la dichiarazione di Bernardino Cristiano. Nella prima è la schiettezza della virtù, nell'altra è il cinismo del delitto. Credo di aver detto ogni cosa.
      Il Catalano vi dice chiaro che si nominavano alcuni uomini per mera millanteria e per dar tuono alle imposture: il Catalano che tutto poteva sapere, tutto sapeva, e niente ha detto di consiglio, di setta, e di chi vi apparteneva, confonde ed annulla il Margherita, che niente poteva sapere, e dice tante cose e tanti nomi. Il Catalano vi parla ancora degli ultimi fatti dei cartelli e della esplosione; li confessa operati da lui, e così vi addita il valore che meritano, la definizione che ad essi si deve dare.
      L'esplosione è l'ultimo fatto cronologico del processo: ma perché è stato un fatto udito e veduto, un fatto pubblico, si è magnificato, si è accresciuto, si è sparso ed intorno ad esso si sono aggruppati altri fatti remoti e lontani, la setta, la seduzione dei militari, e financo gli avvenimenti del 15 maggio nel lontano San Giorgio la Montagna.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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