Lunghi epistolari, pubblicati per cura di valentuomini provano la verità di queste asserzioni. Del marito che non le fu, pare, molto fedele (così è sempre andato il mondo!) ella ignorò forse, o perdonò, i tradimenti: e le relazioni tra i due coniugi furono sempre cordialmente affettuose. Quando era lontana gli scriveva ogni giorno: e le sue lettere, sempre vivaci ed argute, erano spesse condite di qualche piccante episodio, gustosissimo, che dovette destare nella scrivente, prima che nel lettore, una infantile ilarità. Ci pare quasi, talvolta, di udire ancora il suono delle sue risate! È sempre grazioso il modo di congedarsi da lui, da suddita ossequente e da tenera moglie insieme: p. e.: «Ringrazio sumamente V. Ex. et basoli la mano et bocha».
Ebbe alto e vivo, cosa ahimè rara in quel tempo, il sentimento della italianità. Si conosce la sua esclamazione di gioia, per la eroica difesa di Faenza contro il Valentino: «hanno salvato,» essa disse, «l'onore d'Italia!»
Più tardi, in una bellissima lettera da Bologna a Renata di Francia, dopo la descrizione delle feste per l'incoronazione di Carlo V (ch'essa nomina «Cesare») dopo aver detto dell'incontro di questi col Pontefice in S. Petronio conclude così: «Restami a pregar Dio che del colloquio per il quale questi doi grati signori se sono radunati insieme habbia da seguire quelli boni effetti che da ciascuno sono desiderati per la quiete et universale pace di Christianità.»
Fu diverse volte madre, ed anche in questo sentimento che non merita, secondo me, lodi singolari, perchè imperiosamente istintivo, ella portò la sua dolce effusione, la sua sorridente e vigile tenerezza.
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