Una volta, da Ferrara, scrisse al marito: «Se queste feste fussino le più belle del mondo, senza la presenzia di V. S. et del nostro puttino, non mi potriano satisfare.» Quel «puttino» fu poi Federico II Gonzaga, creato duca da Carlo V; ed essendo egli in Roma, giovinetto, ostaggio di Papa Giulio II, colpì, per la sua grande bellezza, la mente di Raffaello; ed è il divino adolescente dipinto in una delle Stanze Vaticane, nella «Scuola d'Atene».
Ah, certo dovette dare alla dolce innamorata della bellezza una soddisfazione grande l'aver generato un esemplare umano di così meravigliosa venustà!
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Dopo la conscia gioia di sentire battere, nel proprio cervello, a calde ondate il pensiero, nessuna gioia è più grande di quella di comprendere ed ammirare l'ingegno altrui.
E questa pura gioia riempì la nobile vita della marchesana di Mantova.
Ella comunicò con tutte le mirabili forze intellettuali del suo tempo, e da quelle fu commossa ed agitata come una pianta che sia mossa e fecondata dal vento che a lei reca il polline di vita. Ed a sua volta adoperò, e mise in movimento con infaticabile ardore, tutte quelle meravigliose potenze creative, eccitandole sempre al bene, dirigendole talvolta, proteggendole, dolce e munifica, tenendo le fila di molto alto destino in quella sua mano lunghetta e bianca di cui Leonardo ci ha tramandata la linea gentile.
Nulla cosa bella le sfuggiva, nessuna opera singolare di quel tempo era ignota alla sua smania di ricerche, e di continuo ella inviava messaggi in questa o in quella città, per rintracciare qualche prezioso oggetto di cui la fama le fosse giunta, o per allogare ai grandi maestri dell'arte ora questa, ora quell'opera.
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