E fra tutti ella passa come vestita di amianto, tra il coro delle laudi ardenti e sensuali, tra tanta suggestione di ambiente, in contatto coi più veementi spiriti di quel singolare momento storico: ella non vacilla mai.
Come argute dovettero essere, ad esempio, le relazioni tra questa dolce e casta signora e uno dei maestri che lavorarono per lei, il più giovane e il più bello (ella conobbe Leonardo già maturo) l'amatore appassionato e terribile, Giorgio Barbarelli! Giorgione! A questo nome una lunga teoria di femmine, voluttuose e magnifiche, passa per la nostra mente: sono dame illustri, cortigiane, modelle, umili popolane, che furono amate da lui con insaziabile ardore, cui egli diede i baci fugaci della sua breve vita, cui rapì, ad ognuna, un segreto di bellezza, un recondito pensiero, da lui eternato su le tele, nell'oro caldo dei cieli ch'egli dipinse, ne' fantasiosi paesi, nel mistero di quelle composizioni che turbano ancora, dopo tant'anni, l'anima di chi le contempla! E fra tutti quei molli, avvincenti sorrisi di bellissime vinte, egli, il giovine ardente e bello, nato amante, così, per fatalità, come era nato pittore, avrà guardato con la devota, quasi religiosa ammirazione con cui si guarda una cima irraggiungibile, la nobile signora di Mantova, che piè-leggera camminava tra le fiamme di tante vive passioni, ardente ella medesima, senza abbruciarsi nemmeno un lembo del suo manto marchionale.
Così amo io evocarla, magnificamente bella e soave, in una sua lunga veste di broccato d'oro dalle ampie maniche foderate di ermellini o di vaî, cinto il collo, adorna la fronte di gemme splendide, che pure scintillano meno dell'oro caldo della sua chioma.
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Leonardo Giorgio Barbarelli Mantova
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