Non intendo certo discutere qui, nč altrove, l'arte pittorica di Francesco Barbieri, pittore di bella fama nella scuola della «fosco turrita» Bologna: non sul colore, non sul disegno del maestro da Cento, appunterņ io gli strali della mia critica: ma come pensatore di quella tela, anzi di quella figura di donna, io lo condanno a comparire davanti a questo postumo tribunale.... accusato del delitto di lesa maestą e di lesa storia.
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Esaminiamo il corpo del delitto. Prostrata, in atto umile, la bellissima donna rivolge al giovane romano i dolci occhi di madonna, imploranti, e pare attenderne anelante il verbo di misericordia: tale una bella schiava, decaduta dal suo potere di favorita, invocherebbe mercede dal suo signore e padrone. Errore di verosimiglianza storica, errore ch'io mi sento irresistibilmente tentata di rilevare, per l'attrazione di simpatia che provo, a malgrado delle sue innegabili colpe, per quella forte e singolarissima donna che fu la regina d'Egitto. Un attento studio psicologico fatto su le istorie della figlia de' Tolomei (sia pure la sua una psiche piuttosto complicata) puņ darci la retrospettiva sicurezza morale, che ella non si prostrņ mai, alla maniera che pensņ il Guercino, nemmeno allorchč fu vinta: nč si puņ, parmi, essere d'altro avviso, nemmeno in omaggio a quel titano di Guglielmo Shakespeare, che fa spesso la storia a suo modo.
Figuriamoci se il suo fiuto sottile di donna politica, se la sua coscienza di donna bella, se il suo sangue, ereditą incorrotta di dominatori, per lungo ordine di secoli, le avrebbero concesso di prostrarsi nella polvere innanzi all'imberbe ch'ella voleva soggiogare, per farne un docile alleato!
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