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      Eppure soggiacque.
      Amore, il più orgoglioso dei despoti, si vendicò di tutti e due i combattenti, che lungamente erano rimasti vincitori di lui, di lui «nella pugna invitto!»
      La figlia de' Tolomei e il triumviro romano si abboccano, nemici, decisi a giuocarsi, a perdersi: ma entrambi provano per la prima volta, la vera, la onnipotente passione. Si amano; e che vale più per loro il trono secolare dei Lagidi, il Campidoglio, Roma? Si amano: l'altare di Eros è il solo loro trono.
      E Cleopatra depone lo scettro: non è più regina, è solo donna, è solo una perfetta amante. Ha tutte le soavità, tutte le pieghevolezze, tutte le graziose puerilità della donna innamorata. Il suo amante, ch'è sempre artista, anche quando folleggia, immagina feste, travestimenti, caccie, combattimenti fluviali: ogni maniera di svaghi. Ed essa è sempre con lui, sorridente e sottomessa, lieta di quanto lo fa lieto. Egli combatte, ed ella non lo abbandona: diventa una bella guerriera, e l'«Antoniade», la nave ammiraglia della flotta egizia, discende nelle acque perigliose.
      Ma l'ira di Roma minaccia il romanzo d'amore.
      Dicono gli storici che il Senato romano tremava alla vigilia della battaglia d'Azio, tanto la fama dei suoi nemici valeva.
      Azio! Commovente, epica evocazione! Debolezza di donna che il nostro cuore perdona, sublime viltà d'uomo innamorato che non sappiamo esecrare! Ma se è vero che una bella morte può redimere tutta una vita di errori, come non ammirare facendo tacere, per un poco, la nostra coscienza di cristiani, la morte di Cleopatra?


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Femminismo Storico
di Sfinge
Editore La Poligrafica Milano
1901 pagine 117

   





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